IL DISCORSO DI GRÍMNIR., Grímnismál.

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FolKar
view post Posted on 23/8/2009, 10:26




Prologo:


Re Hrauðungr aveva due figli: l'uno si chiamava Agnarr, l'altro Geirrøðr. Agnarr era di dieci inverni, Geirrøðr di otto inverni. I due remavano in una barca, con lenze per piccoli pesci. Il vento li spinse al largo. Nell'oscurità della notte toccarono terra; scesero e trovarono una masseria. Là trascorsero l'inverno. La padrona della masseria si prese cura di Agnarr, il padrone di Geirrøðr. Giunta la primavera, l'uomo procurò loro un battello. Mentre la donna li guidava alle spiagge, l'uomo si fermò a parlare da solo con Geirrøðr.

[I due fratelli] ebbero un vento favorevole e raggiunsero la casa del padre loro. Geirrøðr stava a prua; balzò sulla riva e spinse via la barca dicendo: «Vattene dove ti piglino gli spiriti maligni!» Il battello fu trascinato al largo mentre Geirrøðr saliva verso le case. Vi venne ben accolto, ché suo padre era morto. Geirrøðr venne fatto re e si fece gran fama tra gli uomini.



Óðinn e Frigg sedevano in Hliðskjálfr e da là scrutavano tutto il mondo. Óðinn disse: «Guarda Agnarr, il tuo figliastro, che genera mostri con una gigantessa in quella caverna. Invece il mio figliastro Geirrøðr è ora un sovrano e regna sulla terra».


Frigg disse: «[Geirrøðr] è così avaro che al banchetto maltratta gli ospiti, se gli sembra che vengano in troppi». Óðinn disse che questa era una menzogna e i due dèi fecero una scommessa.

Frigg inviò la sua damigella Fulla da Geirrøðr. Ella invitò il re a diffidare di un uomo esperto in incantesimi, giunto nelle sue terre. E aggiunse che aveva un segno riconoscimento: nessun cane, per quanto aggressivo, gli si sarebbe avventato.


La calunnia più grande era che Geirrøðr non fosse ospitale. Il re fece dunque catturare l'uomo che i cani non vollero aggredire. Avvolto in un mantello azzurro, questi disse di chiamarsi Grímnir e non disse altro, sebbene venisse duramente interrogato. Il re lo fece torturare affinché parlasse, facendolo sedere tra due fuochi e lì egli rimase seduto per otto notti.

Re Geirrøðr aveva un figlio di dieci inverni, che si chiamava Agnarr, come suo fratello. Agnarr andò da Grímnir e gli porse un corno ricolmo da bere. Disse che il re sbagliava a torturare un innocente. Grímnir bevve. Le fiamme si erano avvicinate così tanto che il mantello di Grímnir prese fuoco.

Egli disse:


"Grímnir inizia a parlare":


Sei caldo, o tu che m'incalzi,
e davvero troppo grande!
Vattene da me, o fuoco!
La stoffa si è incendiata
nonostante io la scosti,
mi si brucia il mantello!

Otto notti
seduto tra i fuochi,
e nessuno mi ha portato cibo.
Tranne uno, Agnarr,
che unico regnerà,
il figlio di Geirrøðr,
sulla terra dei Goti.

Salute a te, Agnarr!
Ché per te salute
Veratýr invoca.
Per una sola bevuta
mai riceverai
miglior ricompensa!


"Descrizione delle dimore divine":

Sacra è la terra
ch'io stendersi vedo
agli Æsir e agli elfi vicina.
In Þrúðheimr
vi sarà Þórr
finché non crolleranno gli dèi.

Ýdalir si chiama
il luogo dove Ullr ha
costruito per sé una corte.
Álfaheimr a Freyr
donarono in principio
gli dèi per il suo primo dente.

Altra dimora è la terza
che gli dèi soavi
con argento ricoprirono a farne una corte.
Valaskjálfr si chiama
quel [palazzo] che costruì per sé
l'áss al principio dei tempi. Nota

Søkkvabekkr si chiama la quarta,
là dove possono gelide
acque intorno mormorare.
Là Óðinn e Sága
bevono tutti i giorni,
lieti, in coppe d'oro.


"La Valhöll":

Glaðsheimr si chiama la quinta
in cui splendente d'oro
la vasta Valhöll si trova;
e là Hroptr
sceglie ogni giorno
gli uomini caduti nella mischia.

Molto è riconoscibile
per quelli che vengono a Óðinn,
l'aspetto del salone:
da lance il tetto è sorretto,
da scudi il salone è coperto,
da corazze le panche son tratte.


Molto è riconoscibile
per quelli che vengono a Óðinn,
l'aspetto del salone:
un lupo è appeso
dinanzi all'ingresso occidentale
e si leva l'aquila sopra.

Þrymheimr si chiama la sesta
dove Þjazi viveva,
quel detestabile gigante.
Ora Skaði risiede,
pura sposa degli dèi,
nell'antica dimora del padre.

Breiðablik è la settima
là dove Baldr ha
per sé innalzato una corte.
In quella terra
dove io so che si trovano
pochissime rune malvagie. Not

Himinbjörg è l'ottava
là dove Heimdallr
- dicono - governi i templi.
Là la sentinella degli dèi
beve nella comoda dimora,
lieto, l'idromele degli dèi.

Fólkvangr è la nona,
là dove Freyja stabilisce
i posti al banchetto;
la metà dei caduti
ella sceglie ogni giorno;
l'altra metà spetta a Óðinn.


Glitnir è la decima,
sorretta da pilastri d'oro
e d'argento ancora ricoperta.
Là Forseti
abita la maggior parte del giorno
e appiana tutte le contese. Nota


Nóatún è l'undicesima
là dove Njörðr ha
per sé innalzato una corte.
Degli uomini sovrano
il vane immacolato
su imponenti templi regna.


Cespugli crescono ed erba alta
nella boscosa terra di Víðarr.
Là si farà il ragazzo
in groppa ai destrieri
abile a vendicare il padre.


"La cucina della Valhöll":

Andhrímnir
fa in Eldhrímnir
Sæhrímnir bollire,
la carne migliore.
E questo in pochi lo sanno,
di che cosa gli Einherjar si nutrano.


"Lupi e corvi":

Geri e Freki
nutre, avvezzo alla guerra,
Herjaföðr glorioso.
Ma soltanto col vino
fiero nell'armatura,
Óðinn vive per sempre.

Huginn e Muninn
volano ogni giorno
alti intorno alla terra.
Io ho timore per Huginn
che non ritorni;
ma ho ancora più timore per Muninn.


"Ancora sulla Valhöll":

Il Þund rumoreggia,
nuota di «Þjóðvitnir
il pesce» nell'onda.
Il vortice
si mostra periglioso
al guado della Valhöll.

Valgrind si chiama
quel che s'erge sul campo,
sacro dinanzi alle sacre porte;
antico è quel cancello:
e in pochi sanno
come funzioni il chiavistello.

Cinquecento stanze
e ancora quaranta
credo vi siano in Bílskirnir nel complesso;
di tutti gli edifici
che io sappia abbiano un tetto,
so che il più grande è di mio figlio.

Cinquecento porte
e ancora quaranta
credo vi siano nella Valhöll;
ottocento Einherjar
usciranno insieme da ciascuna porta
quando andranno a battersi col lupo.

Heiðrún si chiama la capra
che si erge sulla sala [di Herjaföðr]
e bruca le fronde del Læraðr.
Il calderone riempirà
lei di quel chiaro idromele,
un liquore che non può mancare.

Eikþyrnir si chiama il cervo
che si erge sulla sala di Herjaföðr
e bruca le fronde del Læraðr.
Dalle sue corna
cadono gocce in Hvergelmir,
da cui prendono le acque ogni via.
I fiumi dell'universo

Síð e Víð,
Sekin ed Ekin,
Svöl e Gunnþrá,
Fjörm e Fimbulþul,
Rín e Rennandi,
Gipul e Göpul,
Gömul e Geirvimul,
questi scorrono accanto ai tesori divini.
Þyn e Vin,
Þöll e Höll,
Gráð e Gunnþráin.

Vína si chiama l'uno,
il secondo Vegsvinn,
il terzo Þjóðnuma,
Nýt e Nöt,
Nönn e Hrönn,
Slíðr e Hríð,
Sylgr e Ylgr,
Víð e Ván,
Vönd e Strönd,
Gjöll e Leiptr,
questi scendono presso gli uomini
e precipitano poi nel regno dei morti.


Körmt e Örmt
e i due Kerlaugar,
questi deve Þórr guadare
ogni giorno
quando si reca al consiglio
presso il frassino Yggdrasill,
altrimenti l'ásbrú
brucerebbe tutto in fiamme,
le acque sacre ribollirebbero.


"I destrieri degli dèi":

Glaðr e Gyllir,
Gler e Skeiðbrimir,
Silfrintoppr e Sinir,
Gísl e Falhófnir,
Gulltoppr e Léttfeti,
su questi destrieri cavalcano gli Æsir
ogni giorno
quando si recano al consiglio
presso il frassino Yggdrasill.

"Il frassino Yggdrasill":

Tre radici
si estendono in tre direzioni
sotto il frassino Yggdrasill;
Hel sotto l'una dimora,
sotto l'altra i giganti di brina,
sotto la terza gli esseri umani.

Ratatoskr si chiama lo scoiattolo
che correrà
sul frassino Yggdrasill;
dell'aquila le parole
dall'alto porterà
e le riferirà a Níðhöggr in basso.


Ci sono poi i cervi, quattro
che i più alti ramoscelli (?)
tendendo il collo brucano.
Dáinn e Dvalinn,
Dúneyrr e Duraþrór.

Serpenti numerosi
stanno sotto il frassino Yggdrasill,
più di quanti credino gli insavi;
Góinn e Móinn,
(sono di Grafvitnir i figli)
Grábakr e Grafvölluðr,
Ofnir e Svafnir
sempre dovranno, io credo,
rodere i rami dell'albero.

Il frassino Yggdrasill
sopporta pene
più grandi di quanto gli uomini sappiano:
il cervo lo bruca in alto,
da un parte marcisce
lo rode Níðhöggr da sotto.

"Le valchirie":

Hrist e Mist
voglio che mi portino il corno,
Skeggjöld e Skögul,
Hildi e Þrúði,
Hlökk e Herfjötur,
Göll e Geirölul,
Randgríð e Ráðgríð
e Reginleif;
queste portano birra agli Einherjar.


"Il sole e la luna":

Árvakr e Alsviðr,
da qui devono trascinare
faticosamente il sole;
ma sotto i loro petti
nascosero gli dèi
Æsir, un riparo di ferro.

Svalinn si chiama
quel che si leva davanti al sole,
scudo, dinanzi alla divinità splendente;
monti e mari
lo so che brucerebbero
se da lì cadesse.


Skoll si chiama il lupo
che insegue la divinità splendente
al riparo tra i boschi;
ma un secondo, Hati;
(lui è di Hróðvitnir il figlio)
precederà la chiara sposa del cielo.


"Il sacrificio di Ymir":

Dalla carne di Ymir
fu la terra creata
dal sangue il mare,
le montagne dalle ossa,
gli alberi dai capelli,
dal cranio il cielo.

Dalle sue sopracciglia
fecero gli dèi benedetti
Miðgarðr per i figli degli uomini;
dal suo cervello
vennero le tempestose
nuvole tutte create.


Di Ullr ha il favore
e di tutti gli dèi
chi tocca per primo il fuoco;
poiché visibili si fanno le case
dei figli degli Æsir,
una volta tolti i calderoni.


"Le cose migliori":

I figli di Ívaldi
andarono al principio
a forgiare Skíðblaðnir,
nave propizia
per il luminoso Freyr,
il benedetto figlio di Njörðr.


Il frassino Yggdrasill
è il migliore tra gli alberi,
Skíðblaðnir tra le navi,
Óðinn tra gli Æsir,
e tra i cavalli Sleipnir,
Bilröst tra i ponti
e Bragi tra gli scaldi,
Hábrók tra i falchi
e tra i cani Garmr.


"I nomi di Óðinn":

Il volto ho innalzato
dinanzi ai figli degli dèi vittoriosi,
con ciò si desterà la sospirata salvezza;
per tutti gli Æsir,
e questo verrà
sulla panca di Ægir,
nella taverna di Ægir.

Mi chiamo Grímr,
mi chiamo Gangleri,
Herjan e Hjálmberi,
Þekkr e Þriði,
Þuðr e Uðr,
Helblindi e Hár;

Saðr e Svipall
e Sanngetall,
Herteitr e Hnikarr,
Bileygr, Báleygr
Bölverkr, Fjölnir,
Grímr e Grímnir,
Glapsviðr e Fjölsviðr;


Síðhöttr, Síðskeggr,
Sigföðr, Hnikuðr,
Allföðr, Valföðr,
Atríðr e Farmatýr;
con un nome soltanto
non mi chiamo mai
quando io tra le genti viaggio.


Grímnir son chiamato
presso le genti di Geirrøðr,
e Jálkr presso le genti di Ásmundr,
e poi Kjalarr,
perché tirai una slitta,
Þrór nelle assemblee
Viðurr nelle battaglie,
Óski e Ómi,
Jafnhár e Biflindi,
Göndlir e Hárbarðr tra gli dèi;


Sviðurr e Sviðrir
sono chiamato presso Søkkmímir,
e ingannai quell'antico gigante
quando io stesso divenni
del prode figlio di Miðviðnir
il solo uccisore.


"Si rivela Óðinn":

Ubriaco tu sei, Geirrøðr!
Troppo tu hai bevuto.
Di una gran cosa ti sei privato
se lo sei del mio aiuto;
e del favore di Óðinn
di tutti gli Einherjar!


Molto io ti ho detto
e tu poco ricordi;
ti ingannano gli amici;
la spada giacere
io vedo del mio amico
tutta sporca di sangue.


Un cadavere ucciso di spada
ora questo avrà Yggr.
So che la tua vita è trascorsa.
Avverse ti sono le dísir:
Ora puoi tu Óðinn vedere,
avvicìnati a me, se ne hai forza!


Óðinn ora io chiamo,
Yggr un tempo avevo nome;
chiamato Þundr ancor prima,
Vakr e Skilfingr,
Váfuðr e Hroptatýr,
Gautr e Jálkr tra gli dèi,
Ófnir e Sváfnir,
i cui pensieri vengono
tutti da me soltanto!

Epilogo:


Re Geirrøðr sedeva con la spada sulle sue ginocchia, sguainata a metà. Quando egli udì che era venuto Óðinn, si alzò con l'intenzione di togliere Óðinn dal centro dei fuochi. La spada gli cadde di mano, l'elsa verso il basso. Il re mise un piede in fallo e cadde in avanti, la spada lo trafisse ed egli morì. Óðinn allora scomparve. E Agnarr fu re per lungo tempo.


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